[Vietnam] Maui Chau - Rigogliose risaie


Dopo Tam Coc ci siamo sparati un quattro ore di macchina verso l'entroterra per arrivare a Maui Chau, una zona rurale e visitare un po' di villaggini della zona. Anche qui la cementificazione avanza veloce intorno alla via principale, ma alcune zone sono rimaste piuttosto autentiche.

La notte abbiamo dormito in una palafitta di legno e il giorno dopo Cicciopasticcio ci ha portati a fare un giro in bici della zona. Ora, la palafitta era evidentemente una costruzione tradizionale ma adeguata ai turisti. Sotto c'era una zona ristoro (per il pranzo e la colazione, inclusi con il pernottamento - anche perché eravamo nel bel mezzo del nulla, difficilmente ce la saremmo procurati da soli, a meno di fare lunghi pezzi a piedi con il buio) e un bagno in comune stile campeggio, mentre sopra c'era uno stanzone unico con diversi posti letto stile camerata. I materassi erano poggiati direttamente sul pavimento.

Con noi c'era un'altra coppia italiana (portata dalla stessa agenzia) con il loro autista e la loro guida. Abbiamo condiviso lo stesso stanzone con loro, mentre tutte le guide e gli autisti hanno dormito in un'altra struttura.

Breve digressione su vaccini e malaria: Prima di partire siamo andati al centro vaccini esotici per sapere per cosa era il caso di immunizzarci e se dovevamo fare la profilassi antimalarica. Ci hanno fatto fare l'anti tifica e l'anti epatite A, ma, per la malaria, ci hanno consigliato solo una profilassi comportamentale perché in Vietnam, nelle zone che avremmo visitato, questa malattia non è endemica. In ogni caso, quella sera (e anche la sera che abbiamo dormito sulle rive del Mekong) abbiamo avuto le zanzariere sul letto. Ora, per sei mesi non possiamo donare il sangue, scaduti quelli faremo il test della malaria e vedremo se abbiamo evitato il problema.

Pollame in vendita. Fa il paio con il macellaio di sopra e con la bancarella di frutta.


La zona è, come dicevo, piuttosto rurale, quindi, da vedere non c'è molto se non qualche laboratorio artigianale, villaggini e risaie molto scenografiche. Di buon mattino Cicciopasticcio ci ha portati a fare il nostro primo giro in bicicletta del viaggio. Ora, la sera prima l'altra coppia ci ha avvisato che sarebbe stato un po' un massacro ma io e la Dolce Metà, forti dei nostri almeno vent'anni in meno ce la siamo risa sotto ai baffi, pensando:

«Sti vecchiacci del cavolo, prendono il giro sportivo e poi non ce la fanno. Con noi sarà tutta un'altra musica. Vedrete!»

Il giorno dopo, probabilmente, hanno riso loro. 

Credevo di morire.

Sto maledetto di Cicciopasticcio ci ha dato due scassoni di biciclette: pesanti come macigni, praticamente senza freni, con le gomme sgonfie e con i sellini in puro marmo. 

La strada era maledettamente in salita per i suoi primi tre quarti e pericolosamente e ripidamente in discesa per l'ultimo (sulla strada trafficata, tra l'altro, con macchine e camion che ci sfrecciavano a fianco e noi sempre praticamente senza freni).

Per di più, il caldo tropicale della mattina ha presto iniziato a farsi sentire e tra il sole a picco, la fatica e il male atroce al culo (per il sellino infame) speravo solo che il supplizio finisse in fretta.

Cicciopasticcio, dal canto suo, se ne pedalava bello tranquillo, cercando di non fermarsi mai (perché farci riprendere fiato evidentemente non era cosa) ed evitando così che gli facessimo domande.
Ogni tanto costringevo tutti ad uno stop con la scusa delle foto, che se aspettavo che si fermassero loro due ne avrei fatte il ricco numero di zero.

In ogni caso, per fortuna la bellezza della valle è valsa il massacro del giro.

Anziana dell'etinia dei Thai neri che porta a casa
del bambù. Non parlava nemmeno vietnamita
ma solo il suo dialetto.


Di ritorno verso la palafitta, abbiamo fatto anche un salto al locale mercato, dove Cicciopasticcio ci ha comprato un sacchetto di cavallette verdi giganti (vive) che ci avrebbe poi fatto friggere per pranzo (fritte nella foto sopra), e dove abbiamo visto la famigerata carne di cane esposta sul banco macelleria. 

In questa occasione, stanchi, sudattissimi e acciaccati abbiamo assaggiato anche il succo di canna da zucchero (con tanto ghiaccio dentro): un vero nettare degli dei. Non so se era il momento, il caldo o cosa, ma ha scalato la vetta delle mie bevande preferite di sempre al primo sorso. Mi ha rimessa letteralmente al mondo.

Rientrati alla palafitta abbiamo raccolto i bagagli e siamo saliti in macchina per tornare ad Hanoi. Credo di aver dormito quasi tutto il viaggio per riprendermi.


Commenti

  1. Quindi hai mangiato le cavallette? Io avrei vomitato l'anima anche nel solo vedere la carne di cane.. mi sarebbe bastato il succo di canna da zucchero per tutta la mia permanenza!

    Il tratto in bici non l'avrei mai potuto fare.. a costo di impiegarci il doppio del tempo, sarei andata a piedi! ^^

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    Risposte
    1. Sì, le ho mangiate. Non sono male, come tutta la roba fritta. Non sanno di molto, sono croccanti :D
      Normalmente la carne di cane cercano di farla evitare ai turisti, ma sul mercato era in bella vista. Se non ci fossero state anche le teste non avrei saputo distinguerla da altra.

      Il pezzo in bici è stato davvero mortale. Pensa che sono tornata a Torino che avevo ancora le natiche doloranti XD

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    2. Non potrei mai mangiare le cavalette.. è una mia fissa.. ma noooo! ho i brividi solo a pensarci!

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    3. Io avrei problemi con i ragni. So che in alcune parti del mondo li mangiano ma mi fanno troppo senso. Brr!

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